LA NOSTRA MENTE...MENTE

In che modo la nostra mente condiziona le nostre gare

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L’importanza dell’elemento psicologico nel gioco del golf è fra le prime constatazioni che possa fare chiunque si avvicini per avventura a questo sport. Non può sorprendere, quindi, che i giocatori più esperti curino questo profilo alla stessa stregua della preparazione atletica e della tecnica.

Nell'immaginario collettivo il golf è da sempre lo sport in cui l'aspetto psicologico riveste un ruolo determinante. Lo è senza dubbio per i giocatori professionisti, coinvolti in scorci di gara ricchi di tensione ed emozione, ma anche per i giocatori della domenica che impegnano tutte le proprie risorse psico-fisiche per vincere la gara nel proprio circolo.

Questo è forse l'aspetto più affascinante del gioco del golf. Il nostro non è sadismo, ma vedere grandi campioni sciogliersi nella tensione delle ultime buche di un torneo Major e commettere errori da neofiti è, allo stesso tempo, divertente e appassionante.

Perché ? Perché giocare a golf? Per vincere! Per divertirsi! Soprattutto, direi io, per conoscere se stessi, per giocare con se stessi, per vincere con se stessi!
Cominciamo col dire che il gioco del golf non è solo tecnica pura, perfetta impostazione della posizione, del grip, dello swing, ma soprattutto “armonia”, cioè perfetta fusione tra le energie endogene ed esogene. Tra quello che “dice” la mente e quello che “fa” il corpo. Vediamo di focalizzare i punti critici, i propri momenti di “rottura”, di non armonia.
Il corpo
Il nostro corpo è il solo mezzo che abbiamo per esistere, agire, conquistare, ma deve essere mantenuto sempre in buone condizioni. Facendo un’analogia con una macchina che prima delle vacanze viene messa a punto, controllata la pressione delle ruote, la convergenza, i freni, l’olio ecc. anche il nostro corpo deve stare in un stato ottimale, perfettamente controllato.
I muscoli dovranno essere rilasciati e ossigenati, poca ginnastica appropriata eviterà strappi o quant’altro.
Il movimento sarà curato nella dinamica e nello svolgimento ma è soprattutto da curare quell’orticello chiamato “mente”.

La mente

Questa dimensione fino a poco tempo fa era del tutto trascurata e sottovalutata. Noi ora sappiamo che è un vero e proprio “valore aggiunto”! Quello che differenzia il successo di un campione dall’insuccesso di un altro è solo una questione di “credo”, il saper ben gestire il pensiero unito a movimento armonioso, libero.
Sapere come svuotare il serbatoio mente è un po’ difficile ma non impossibile.
Bisogna togliere i prodotti inquinanti, “chiarificare” le meningi e , innocenti come bambini, chiusi in un sano egoismo, in un accurato “ascolto” entrare in quella sintonia che è il colpo perfetto. Poi un altro punto difficile è l’ascolto.

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L’ascolto

Dobbiamo imparare prima di tutto questa dimensione interna. Gli inglesi la definiscono “self talking”, parlare a se stessi, con se stessi. Tale dialogo interno (non monologo) non è un anticipo di vecchiaia. Siamo di fronte ad una consapevole informazione e discussione circa le nostre capacità potenziali. Raggiungendo una sana consapevolezza di ciò che possiamo o non possiamo fare saremo in sintonia con le nostre reali capacità. Ad esempio è inutile che mi aspetti l’impossibile, il tiro magico, quello che non ho mai fatto. Forse è più realistico che io renda al massimo per quello che sono in grado di fare.
Ascolterò la mia coscienza, seguirò i consigli sentiti centinaia di volte e con pazienza darò retta al grande saggio dentro di me. Con semplicità passerò dall’immaginato al reale. Se ne avrò bisogno ricorrerò all’anticipazione.

L’anticipazione

A volte è utile ricorrere a questa tecnica, altre volte è d’obbligo.
Prima di un tiro difficile, bisogna entrare in contatto con il respiro, cercando di arrivare alla radice del respiro stesso due dita traverse sotto l’ombelico. Lì secondo i cinesi esiste il centro del “Dan ti en point”. E mentre farai questa respirazione profonda fino al centro della pancia immagina l’impostazione, il corretto grip, il backswing e... giù il colpo vero e proprio, in concomitanza con l’espirazione di spingere al massimo il tuo swing. Riapri gli occhi ed ora sei pronto a ripetere, farai sicuramente del tuo meglio.

Psiche

Quando si parla di psicologia i più si irrigidiscono. “Non credo nella psicologia” mi sono sentita dire da una giovane neolaureata in medicina. “Neanch’io -risposi- perché non si compra in farmacia in flaconi o pasticche!” Ma forse c’è da aprire un dialogo su cosa intendiamo per “psicologico”.
Dunque, cerchiamo di essere semplici ed esaustivi e cercare di spiegare cosa si intende per psiche rifacendoci ad un modello corpo-mente-spirito.
Il corpo “rappresenta” la struttura dell’eseguire, fornita di cinque canali d’accesso per la comunicazione di cui quattro sono posti nella testa: occhi, naso, bocca, orecchie e uno grande: il tatto che si estende su tutta la superficie, l’organo pelle. Non diciamo “quella persona mi sta antipatica a pelle” o “non sto nella pelle”?
Attraverso queste cinque grandi porte si entra in comunicazione con il mondo esterno e devono essere ben gestite altrimenti tutto il sistema generale va in tilt.
Ma il corpo fa quello che la mente dice.
Il grande paradosso a cui potremmo riferirci è che “la mente mente!”. Ovvero se io mando un input erroneo la mia struttura elaborerà in modo sbagliato lo stimolo e ne conseguirà una risposta inadeguata. Approfondiremo qualora lo vogliate questo punto.
Sintetizzando il prodotto della mente è il pensiero che può essere positivo o negativo.
Se penso in modo ottimale anche i risultati saranno conseguentemente buoni, ma se mi invischio in pensieri negativi tutta l’energia risulterà infiacchita, indebolita e i risultati saranno insufficienti o scarsi.
Quindi il motto vincente potrebbe essere “think pink”, pensa al meglio e otterrai buoni risultati.
Attenzione noi diciamo “pensa” non sogna. Poiché la struttura sogno non ha censura, non si aggancia al razionale, è spontanea e incontrollata. Vedremo che sogno è “la via regia dell’inconscio” ma anche una comunicazione simbolica dei processi evolutivi/emozionali dell’individuo.
Concludendo bisogna lavorare sulla “struttura pensiero”. Rimando ad una successiva trattazione.

Spirito

Sembra oltremodo ridondante questa parola ma cercando di “svelarla” la si semplifica notevolmente.
Cominciamo col dire che il corpo senza spirito non può esistere: sarebbe inanimato. Quindi anima è la parte vitale dell’essere: quella che normalmente è definita vita, vitalità, energia vitale. Anima in greco è psyké-psiche quindi come parte essenziale, interna, profonda dell’uomo.
Ne consegue che tutto ciò che è psicologico non è essenzialmente patologico. Ricordo che pathos significa emozione e patologico è di conseguenza: malato di troppe emozioni!
Dovremmo avvicinarci alla parte psicologica con più interesse, meno timore di essere colti in flagrante, con più curiosità e cercare di perseguire lo scopo essenziale della nostra esistenza: “conosci te stesso”.
Si narra che Socrate si rivolse all’oracolo di Delfo per sapere cosa fosse importante, essenziale per vivere al meglio. “Conosci te stesso” fu la risposta che attraverso il sacerdote le divinità comunicarono al saggio filosofo. “E -aggiunse- sii uomo fra gli uomini”. Sono passati 2600 anni e il problema esistenziale è immutato anzi, vorrei dire, il primo passo, conoscersi e amarsi è propedeutico al successivo che comprende il sociale, il vivere in un contesto comunitario senza troppi conflitti.

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