LO SWING PERFETTO È MORTO
Estetica VS efficacia: le chiavi per uno swing corretto
Quando io muovevo i primi passi sui fairway, la scena golfistica mondiale vedeva protagonisti Greg Norman, Severiano Ballesteros, Payne Stewart, Nick Faldo e tanti altri. Questi qui, avevano uno swing elegante e vincevano tanto, ma a me piacevano molto anche gli swing un pò caratteristici di gente come Curtis Strange, Fuzzy Zoeller, Fred Couples, Russell Claydon, Marck Calcavecchia. E vincevano molto anche loro.
Tiger Woods era un ragazzino, Costantino Rocca stava affilando le armi per una carriera strepitosa. Internet non era cosa per tutti. Per sapere qualcosa di golf, dovevi sbrigarti ad accendere la tv appena tornato dalla messa la domenica mattina, e collegarti su "Il grande Golf" di Mario Camicia. Trasmettevano tornei terminati settimane prima, ma ce lo facevamo bastare, era sempre meglio che leggere su "Parliamo di Golf" di Settembre chi avesse vinto il Masters di Augusta! La mia routine appena tornato da scuola, era andare sul televideo e vedere gli aggiornamenti degli azzurri, in quel tempo sul tour giocavano Rocca, Pippo Calì, Silvio Grappasonni.
I grandi Maestri di golf erano quasi tutti americani, e anche loro erano famosi quasi come i giocatori di torneo. C'era Bob Toski, Harvey Penick, John Jacobs, Jim Flick e David Leadbetter, forse il più in voga e più abile a monetizzare la sua fama. Le telecamere digitali non esistevano ancora, le analisi video si realizzavano utilizzando scatti fotografici o, al massimo, nastri vhs. Iniziarono a proliferare libri sulla tecnica del gioco, e i modelli di swing presi come riferimento erano quelli che sembravano rappresentare meglio un immaginario modello di swing perfetto, come gli swing di Faldo e Hogan, per esempio. La strada verso il successo aveva una sola direzione: la ricerca dello swing perfetto. E nonostante non fosse raro vedere vincere qualche swing strano, non gli si dava molto peso, si riteneva fosse un caso, una eccezione che confermava la regola.
E io ogni volta mi chiedevo come fosse possibile che i giocatori professionisti che passavano svariate ore al campo pratica, assistiti dai migliori maestri, avendo accesso alle informazioni più innovative, non riuscissero ad imparare ad eseguire lo swing bello e "perfetto" che si illustrava nei libri di tecnica.
Almeno loro avrebbero dovuto riuscirci. Ed invece non solo non ci riuscivano (anzi non ci provavano proprio), ma continuavano a vincere le gare con quegli swing poco ortodossi (anzi proprio brutti). Nessuno li prendeva come modello da imitare, e nei libri si ripetevano più o meno le stesse teorie del "devi fare così e devi fare colà" ma in realtà la maggior parte dei consigli non trovavano riscontro in ciò che facevano i giocatori che vincevano, o almeno non in tutti.
Qualche esempio? Si leggeva che lo sguardo doveva rimanere ben fisso sulla pallina anche dopo che questa fosse partita, ma in quegli anni David Duval era il numero uno al mondo e lui colpiva la pallina con lo sguardo e la testa che ruotavano e anticipavano l'impatto, proprio come fanno anche Henryk Stenson e Jim Furyk ( a proposito, se sei tra quelli convinti che la testa debba rimanere ferma ti consiglio di leggere questo articolo). Ma di swing "particolari" ce ne sono stati tanti e in tutte le epoche, da Lee Trevino a Calvin Peet, da Eamonn Darcy a Raymond Floyd, Tommy Gainey, Jim Furyk, Bubba Watson e più recentemente Matthew Wolff, Dustin Johnson e tanti altri . A dire la verità, la maggior parte dei campioni hanno uno stile un pò personale. Ed è un aspetto affascinante.
L' idea di un modello di swing ideale e perfetto è morta, Furyk, Spieth, Wolff e Watson non gli faranno nemmeno il funerale
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una maggiore presa di coscienza che lo swing perfetto non esista, o per meglio dire, che non esista uno swing perfetto in assoluto e valido per tutti. L'idea di un modello ideale e perfetto di swing è morto, mentre è sempre più viva l'idea che esista uno swing funzionale ed efficace per ogni essere umano. In fondo, si sa, non siamo nati tutti uguali. Se guardiamo agli swing di chi vince oggi, troviamo posizioni assolutamente antitetiche ai più diffusi dogmi sullo swing. I moderni radar doppler come Trackman e Flightscope, in grado di rilevare con precisione tutto ciò che accade all'impatto e nel volo della palla, sono riusciti a sfatare molti falsi miti e soprattutto ad affermare un concetto incontrovertibile: esistono diversi modi per colpire bene la palla e vincere, e che quelli che erano considerati errori con i quali non si poteva giocar bene, sono spesso caratteristiche tecniche che, seppur a volte antiestetiche, sono funzionali alla riuscita di un buon sistema di swing.
Con ciò non sto dicendo che ciò che abbiamo letto per anni nei libri di tecnica sia tutto sbagliato e da buttare via, ma semplicemente che è cambiato il modo di insegnare lo swing, per fortuna dico io. I maestri più bravi e preparati hanno una conoscenza della biomeccanica molto maggiore rispetto al passato, e la tendenza è quella di focalizzare l'attenzione sulla funzionalità dei movimenti piuttosto che pretendere da tutti i giocatori l'acquisizione di posizioni e movimenti tutte uguali e basate su un presunto modello ideale di swing perfetto e valido per tutti.
Per esempio, tra le principali indicazioni che ogni golfista ha ricevuto almeno una volta ci sta :
- Tieni la testa ferma fino al finish
- Assicurati di avere un grip perfetto
- Tieni il braccio sinistro ben disteso all'apice del backswing (e pure all'impatto)
- Tieni il piede sinistro stabile e fermo durante l'impatto
- Nel put, continua a guardare giù dopo l' impatto.
Questi consigli vi suonano familiari, vero?
Jordan Spieth, vincitore di due Major non ne rispetta nemmeno uno. Spieth ha un grip NON convenzionale (sfido a proporlo al vostro maestro e vediamo se non ve lo cambia), all'apice del backswing il suo braccio sinistro è piegato (come J.B.Holmes e molti altri), ma ancora peggio il suo braccio sinistro non è disteso all'impatto ( un pò quello che fa anche Westwood). All'impatto con la palla il suo piede sinistro non è fermo e piantato a terra come "si dovrebbe", ma anzi salta come un canguro, un pò quello che fa Bubba Watson. Per finire, Spieth esegue i put corti guardando la buca prima ancora di colpire la palla.
Matthew Wolff è probabilmente uno dei giocatori del Tour che rappresenta maggiormente il modello di swing poco ortodosso ma estremamente valido tecnicamente.
Certo, se certe cose le facesse una terza categoria probabilmente avrebbe difficoltà a progredire, ma voglio dire, una volta per tutte prendiamo atto che c'è chi vince milioni di dollari eseguendo uno swing profondamente diverso da quello che che convenzionalmente si pensa essere lo "swing giusto".
Ora, guardate l'immagine qui sotto. Dal polso sinistro di Dustin Johnson al gomito alto di Fred Couples, passando per piani dello swing piatti o verticali, overswing, chiken wings e chi più ne ha più ne metta.
Tutti i giocatori che vi ho messo qui sopra hanno vinto Major e tornei del tour, e sono quindi la conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) che sempre più giocatori hanno abbandonato l'idea ( sbagliata ) di cercare uno swing geometricamente perfetto, a favore di uno swing funzionale e adatto a sfruttare meglio le caratteristiche antropomorfiche individuali. Sono degli atleti e curano la forma fisica in modo straordinario, questo gli consente di tirare la palla molto forte e ad allenarsi di più in campo pratica.
Non esiste un grip, allineamento, o swing giusto in assoluto. Per capirci, se andaste in una cena di gala vestiti in abito scuro, scarpe eleganti, mettereste poi polsino e scarpe da ginnastica? E se andaste a giocare a calcetto con pantaloncini e maglietta, poi ci starebbe bene una cravatta al collo? Ecco, è proprio ciò che accade nello swing. Ogni posizione, ogni dettaglio deve avere una logica ed essere adeguato al vostro swing, al vostro ritmo e alle vostre esigenze e correzioni da fare, solo in questo caso sarà funzionale. Sul tour ci sono giocatori che colpiscono con una traiettoria preferita in draw, altri in fade, pensate davvero che possano eseguire uno swing uguale?
Dunque per concludere, lo swing perfetto non esiste, dicevamo. Ma questo non significa che da oggi dovrete iniziare ad imitare lo swing di Furyk e Wolff o Watson, e nemmeno lasciare che il vostro swing diventi una accozzaglia di movimenti scoordinati. Ispiratevi e prendete pure come riferimento un tradizionale swing geometricamente lineare, specialmente se siete dei neofiti, ma sappiate che, progredendo, il vostro swing inizierà a prendere una sua "personalità" e potrà mostrare delle caratteristiche che, se analizzate in modo superficiale, potrebbero apparire come errori da correggere. Il mio consiglio è di guardare al vostro swing non sotto l'aspetto estetico ma funzionale ad esprimere il vostro miglior livello di gioco.
Ricordatevi sempre queste poche considerazioni:
- lo swing giusto è quello che vi consente di lanciare la pallina con la migliore ripetitività dal punto A al punto B
- lo swing giusto è quello che oltre ad essere preciso vi permette di trasferire alla pallina il massimo della vostra potenza
- non esiste un solo modo giusto di swingare, ma esiste un solo modo giusto per riportare il bastone square all'impatto
- quando vi allenate, date più importanza alla funzionalità che all'estetica
- non imitate lo swing del campione Major di turno
- scoprite punti di forza e limiti del vostro fisico e forgiate lo swing di conseguenza
- nello swing, non tutto ciò che è brutto è sbagliato
- nello swing, non tutto ciò che è bello è efficace
- se Nicklaus, Palmer, Hogan, Woods, Furyk avessero fatto il medesimo swing sarebbero forse dei 15 di hcp
- prima di correggere qualcosa del tuo swing, assicurati che sia davvero la causa dei tuoi errori
- Il timing e l'equilibrio, spesso, sono più importanti di molte altre cose
- ricordatevi che la pallina non sa che swing fate, ma solo come la colpite
Concludo questo articolo con un consiglio che voglio dare a voi tutti che desiderate realmente migliorare il vostro swing e il vostro gioco, affidatevi ad un maestro di professione, e lasciate stare i consigli improvvisati del vostro compagno di gioco, lui non è un esperto di tecnica e difficilmente potrà distinguere tra "brutto" e "sbagliato", ed è assai probabile che i consigli siano indirizzati più a ciò che il suo occhio percepisce come "non convenzionale" piuttosto che alla sua funzionalità e alla logica causa-effetto.
A meno che non abbiate prospettive di vita fuori dal comune, in questa stessa vita dovrete cercare di perfezionare al massimo il vostro swing per togliervi altre soddisfazioni in campo con i vostri amici o vincere le prossime gare. Troppo breve la vita per perder tempo in correzioni inutili!
Ciao Giacomo, scusa il ritardo. Quello che hai scritto, in teoria, mi piace, poi ovviamente bisognerebbe vedere cosa combini con il bastone in mano :-)) Comunque l'idea di un mini swing funziona molto bene
Sono perfettamente d'accordo. Per evitare errori madornali sia nel backswing che nel downswing ho provato ad accorciare l'ampiezza dell'arco dello swing. Come se dovessi fare un mezzo colpo ma utilizzando tutte e tre le leve (una sorta di mini swing). Ho visto che gli errori statisticamente si sono ridotti e non ho perso molta distanza. Cerco di rimanere connesso con le braccia nel backswing e di sentire il bastone che all'apice si carica all'interno dell'indice della mano dx. A questo punto scendo nel downswing appoggiandomi sul piede sx e con i fanchi che anticipano naturalmente la discesa delle braccia. Cosa ne pensi?
Ciao Giacomo, sono perfettamente d'accordo con te. Lo swing è una catena invertita. Il grip e il set up influenzano lo stacco, lo stacco influenza il backswing, che a sua volta influenza la discesa. Salire nel modo "più giusto" aiuta senza dubbio a scendere bene. Questo vale soprattutto per chi non è un giocatore molto esperto. Raggiunto un buon livello di gioco (quindi acquisito un backswing funzionale e privo di errori madornali) diventa fondamentale imparare a scendere nel modo giusto, poiché un buon backswing aiuta ma non garantisce. Solo un buon backswing e un buon downswing garantiscono buoni colpi. Sei d'accordo?
Buonasera Guido, nel tuo articolo dici che quando ci alleniamo, dobbiamo dare più importanza a come eseguire il downswing rispetto al backswing. Io sono due anni che gioco a Golf, e diciamo che ho "grandi" margini di miglioramento. Però nella mia piccola esperienza ho notato che quando effettuo un buon backswing (nel senso che quando sono all'apice dello swing e mi sento carico con le spalle ed i fianchi) il downswing si "svolge" in modo molto naturale e preciso. Questo per dire che con un buon downswing si può correggere un brutto backswing ma se il backswing è buono e non si forza il downswing difficilmente si sbaglia il colpo. Cosa ne pensi?
Grazie Gianrico, che mi segui sempre, spero di vederti presto
hai perfettamente ragione , ma solo un grande come te poteva scriverlo. La tua passione per questo magnifico sport contagia tutti noi . Un abbraccio Gianrico
Eccomi qui. Per ciò che riguarda la tua prima domanda, il titolo di Maestro lo attribuisce la Fig ed è riconosciuto ovunque, ma ci sono delle piccole differenze e particolarità da paese a paese. Per quanto riguarda l'accorciamento dello shaft non solo sono d'accordo ma lo sono la maggior parte dei club fitter. E' complesso spiegarti il motivo, ma a grandi linee diciamo che la lunghezza degli shaft con cui le aziende mettono in commercio i loro driver è inadeguata. Esiste una lunghezza massima "efficace" oltre quella lunghezza le cose iniziano a complicarsi. Aumentare la velocità della testa del bastone non necessariamente ti farà acquistare distanza. Oltre a una certa lunghezza inizi a perdere distanza. Ecco il motivo per cui è cosa buona e giusta accorciare lo scafo del driver, direi appena uscito dal negozio. Ci guadagnerai in precisione e anche potenza.
Good morning Guido, Allora posso fregiarmi del titolo "Esperto", pare che ormai gli errori mi limito a ripeterli non ne vedo di nuovi. Scherzi a parte, fammi capire bene, il pro può insegnare il golf? Il titolo "Maestro" è regolato internazionalmente ? Non sono convinto riguardo l'avere un testo ufficiale che segue un itinerario di insegnamento ben definito. Il golf è complicato e affronta una molteplicità di situazioni e di attrezzatura che "stordiscono" il neofita e non solo. Ma forse è solo un mio problema, la mancanza di un "Programma" ben delineato mi da una sensazione di disordine. In internet di siti come il tuo non ne ho trovati e i forum sono solo fonte di guai, si ci sono tanti libri, troppi e non sono equivalenti. Trovo strano che non hai commentato il "taglio" del driver ma forse ci sarebbe troppo da dire. Keep well
Ciao Bushpig, si esatto, prima di diventare Maestro devi diventare professionista e poi accedendo alla scuola nazionale professionisti diventi prima assistente e poi via via arrivi a maestro una volta superati tutti gli esami. Forse potrebbe aiutare avere un manuale di base, ma alla fine oggi le informazioni "di base" è facile reperirle tra internet, libri ecc. Ma alla fine un buon maestro è sempre la cosa migliore e indispensabile per iniziare. Poi come tutte le cose la passione fa il resto: chi è davvero appassionato inizia a seguire il golf in tv, leggere libri ecc, e quindi andrà alla scoperta del mondo del golf acquisendo nozioni, a volte giuste, a volte sbagliate. Ma è il giusto percorso per imparare veramente, senza passione e senza errori non si arriva lontano. Alla fine sai come si dice no? Un esperto è colui che, in un determinato settore, ha commesso tutti gli errori possibili.....
Thanks Guido, come potrei non essere d'accordo ? Ora ho afferrato, fare un back non " Perfetto" non equivale a farne uno sbagliato tanto da rovinare timing e assetto come mi capita. Sorry ero uno, due forse tre passi indietro. Ho preferito farti fare la precisazione riguardo il punto due, visto quello che mi capita di leggere e sentire. Sono due mesi che gioco con un driver due pollici più corto e pur non riuscendo mai a superare i 180 metri, grazie alla precisione raggiunta ho guadagnato mediamente 80 metri sul secondo colpo che dal rough era sempre un disastro. Certo non può essere una soluzione definitiva ma piano piano mi riporterò alla lunghezza standard ma non a scapito della precisione. Leggo con piacere la seconda parte anche se ne ero certo nonostante la mia modesta esperienza seppur con un confronto. Devo però insistere sul discorso della mancanza di un testo ufficiale dedicato al neofita. Ricordo ancora le prime lezioni prese in Italia, mi pareva di essere nel limbo l'unico riferimento era il maestro Enrico, credo di avergli fatto cosi tante domande che se non me ne fossi andato io si sarebbe fatto frate lui. Basterebbe raccogliere quello che c'è sul tuo sito e voilà un manualetto di riferimento pronto a soddisfare dubbi e domande e con grande semplicità. Sono pure convinto che faciliterebbe la vita anche al maestro. Quindi se non ho capito male ci sono "Cinque anni" di differenza tra un pro e un maestro ? Regards
Dunque Bushpig e AlePozzi, per quanto riguarda l'insegnamento...bhe quello che posso dire è che tutti i maestri in Italia escono dalla Scuola Nazionale di Golf, che non è perfetta, certamente, ma posso garantirvi che offre una preparazione davvero eccezionale, tanto che viene presa spesso come riferimento per le scuole in altri paesi. Per diventare maestro ci si impiegano 5 anni e si studiano materie come biomeccanica, fisica, traumatologia, e altre circa 10 materie alcune che non hanno nulla a che vedere direttamente con la tecnica. Questa viene studiata a partire dalla fisica, balistica e biomeccanica, e tutti i maestri che escono dalla scuola, a mio avviso hanno una preparazione di tutto rispetto. Ma poi le ossa te le farai sul campo e solo se hai passione e continui a studiare ed aggiornarti puoi aspirare a diventare un maestro completo e in grado di aiutare giocatori di età, fisico e esigenze diverse. In tutti i casi la tecnica si studia attraverso manuali e dispense a uso didattico, non si impara alcun metodo predefinito poiché nessun metodo predefinito può funzionare. Al massimo si studiano vari metodi e strategie per affrontare lo stesso problema. Poi chiaramente ogni maestro ha il suo approccio, le sue preferenze, i suoi accorgimenti e la sua personale comunicazione, ma la formazione di base è comunque molto buona e in Italia i giocatori stanno davvero in buone mani.
Grazie Davide, Stefano e Alessandro per i vostri commenti. Grazie Max quello che dici è vero, sono d'accordo con te. Esistono certamente alcuni elementi chiave e difatti sto già scrivendo un "secondo Capitolo" dove spiego quali siano le cose che hanno in comune i giocatori più bravi. Bushpig felice di leggerti. Mi aspettavo da te interessanti osservazioni e sono arrivate puntualissime:-) Prima di tutto, per quanto riguarda il secondo punto, beh si intendo chiaramente tirare alla massima potenza ma dritto, altrimenti sarebbero guai. Sono d'accordo con te e su tanti altri che mi hanno scritto, a proposito del fatto che eseguire un buon backswing sia importante perché aiuta a scendere bene. Ma ciò che intendo è che, tra i due, è decisamente più importante imparare a scendere bene. Se hai un certo backswing, diciamo "non perfetto" (che poi bisognerebbe capire perfetto in relazione a cosa) ma sei capace di scendere rispettando alcune cose importanti e a compensare nel modo corretto puoi giocare bene, vice versa no. Quindi, si il backswing è importante, ma il downswing lo è di più, e generalmente la maggior parte dei giocatori si concentrano molto di più sul back, quando sono sul campo pratica, che sul down. Anzi, azzardo col dire che la maggior parte dei giocatori di prima e seconda categoria hanno un backswing sufficiente a colpire bene, ma non lo fanno al meglio perché non sanno come scendere nel modo giusto. Quindi in definitiva, no, se fai un buon backswing non avrai direttamente un buon downswing. Sei d'accordo?
Ciao Guido, leggo con interesse anche se ingenuamente da quasi neofita mi sembrava naturale fosse così. Guardando gli altri giocatori si vedono una molteplicità di swing ed anche lo stesso giocatore a seconda del momento, entro certi limiti, varia il suo swing con o- la stessa efficacia. Ho sempre considerato lo swing "Canonico" come una linea da seguire e sono convinto che la bravura del maestro sta proprio nel capire come interconnettere swing "canonico " e fisicità del giocatore. Prendo le considerazioni come allievo ma ho bisogno di due precisazioni: nel secondo punto penso volevi dire anche "Nella giusta direzione". Mentre sono perplesso sul quarto, il down è diretta conseguenza del back. Personalmente i brutti colpi, specialmente col driver, sono conseguenza di un back affrettato con perdita di timing e di assetto. Che è poi quello che dici nel penultimo punto. Cosa mi è sfuggito ? Ciao Alepozzi, sorry ma come fai ad affermare "Tutte le accademie del mondo "? Era forse un'esagerazione per dire che in Italia si insegna male ? Per quel che ne so non esiste un programma ufficiale con relativo testo di insegnamento, cosa che ritengo grave ma questa è una mia considerazione personale, quindi ogni maestro insegna come meglio sa fare o sbaglio ? Cool
Condivido anch'io questa linea di pensiero, mi piacerebbe però che questi esempi siano la base per stabilire quali punti hanno in comune gli swing di questi campioni, sicuramente dei punti cardine per la ripetitività del movimento si possono stabilire. Aggiungo inoltre che non esistono neanche consigli perfetti, alcuni consigli che i maestri danno, a mio modo di vedere non vanno presi alla lettera ma devono aiutare nella ricerca della sensazione dello swing per esempio tenere ferma la testa se non hai una buona velocità di rotazione sicuramente a aiuta a swingare senza oscillare, ovvio che più si acquisisce stabilità e velocità di rotazione più i suggerimenti del maestro diventano tecnici e puntali. Quello che sicuramente va evitato é generalizzare i consigli che i maestri danno durante una lezione ( se tieni il alto tiri più lungo, se metti la palla più a destra va dritta ecc.....,) ogni consiglio che il maestro da, è funzionale allo stato di forma che l'allievo in quel momento ha, e non può essere trasferito agli amici anche se hanno un andicap di gioco simile.
Grazie come sempre per i tuoi consigli, in effetti é quello che faccio io ,mi impegno al massimo per migliorare, ma avendo problemi di mal di schiena mi adatto a fare lo swing in modo di non sentire dolore, dal tee in ogni caso ho tirato a 240 mt circa credo non male per i miei 64 anni, grazie di nuovo !!!!!
Per me che sono un GA con 4 mesi di golf è uno sprone a fare le cose giuste, per poi farle come mi viene meglio. Grazie
Bravo Guido come sempre preciso ed efficace
Buongiorno Guido, ottimo articolo. Io sono un neofita, sono uno che si allena molto, cerco di dare sempre più metri alla palla. vero, lo swing perfetto non esiste, ma se si cerca di "copiare" gli swing dei professionisti c'è molto margine di miglioramento. Vedo golfisti rodati che da anni tirano gli stessi metri, e hanno degli swing imbarazzanti. Arrivano in buca, fanno i loro colpi, giocano bene, ma avendo swing "caratteristici" non miglioreranno mai. Sono dell'idea che se non cerchi un buon swing, i tuoi colpi non si allungheranno mai. Ti ringrazio molto per il tuo sito, offri un aiuto enorme. Continua così. Sandro
Carissimo Guido mi trovi d'accordo sul 99 % di quello che hai scritto , infatti purtroppo non ancora in Italia , tutte le accademie nel mondo lasciano libertà nello swing cercando di andare incontro alle mille diversità fisiche che ci sono giustamente tra gli atleti . L unico appunto devo farlo sul discorso put -Spieth , lui ha cambiato come dici tu subito prima dei play off e per tre gare non ha fatto risultato appena tornato al vecchio metodo ha vinto finale e Fedex cup
Mi sono avvicinato al golf solo da poco per non dire pochissimo, e com'è giusto che sia mi ha letteralmente stregato. Questo tuo articolo mi ha rincuorato, ma non perché ho letto tra le righe "fate come volete basta colpire la pallina e mandarla lontano", che sarebbe un'interpretazione errata, ma perché ho intravisto l'abilità del maestro che considera ogni allievo come entità distinta. D'accordissimo sul non prestare (troppa) attenzione agli "istruttori improvvisati da campo pratica" che in un pomeriggio sono capaci di distruggerti morale e venti lezioni col maestro. Continuerò a leggerti con estremo piacere...e a passare ore al campo pratica, un po' meno preoccupato del mio braccio non sempre teso. :-) Grazie
Estremamente piacevole e fortemente convincente. Ma lo dico come giocatore di terza categoria.